Quando ho proposto alla Kogoi edizioni la Collana “Ex libris” pensavo esclusivamente alla necessità, personalissima, di comprendere per quali ragioni alcuni libri resistano al tempo, anzi: per quali ragioni lettori e lettrici di epoche o di generazioni diverse continuino a leggere e ad amare i medesimi libri.
So, come persona libro praticante, che nessun libro è mai lo stesso: cambia secondo i lettori. Lo so dalla timbrica delle voci che dicono le medesime righe di un libro: diventano libri diversi.
Eppure questa esperienza diretta non mi restituisce il senso più ampio della durata.
Certo, a volte, sono libri che passano di generazione in generazione per colpa delle madri – i padri in questo reato hanno rara colpa perché poco si preoccupano dell’educazione dei figli, poco ancora si alzano di notte a cantilenare nenie sfidando l’occhio sgranato del “prodotto” piangente e tenacemente ostinato a vincere. Ma padri che sanno fiabe a memoria esistono per fortuna. Ma se le fiabe, anche se le generazioni cambiano, restano sempre le stesse, non può essere solo colpa della Walt Disney.
A cercare le ragioni sociologiche bisognerebbe ricostruire una storia della lettura, epoca dopo epoca, e in questo nostro Tempo così stratificato e veloce, non basterebbe la suddivisione in generazioni perché tutto corre. Gli imperativi mediatici o le benedizioni della corte letteraria hanno il loro peso eppure, a naso, io sento anche odore di libertà. La libertà propria dei lettori.
Cercarne, allora, le tracce: capire la distanza tra una fama decretata dall’alto e una vittoria reale conquistata dal basso, o sbugiardata o manomessa o straordinariamente condivisa.
Quando ho proposto questa Collana non avevo nemmeno immaginato una distinzione di opere famose, imperiture, scritte da uomini e da donne: è venuta da sé coinvolgendo nell’azzardo Dario Pontuale, un giovane scrittore ma soprattutto un accurato critico letterario.
Lui e Lei: due binari. Per scoprire che anche la fama e la durata sono misogini, che le lacune nella storia letteraria sul versante femminile non sono imputabili alla rarità delle opere ma alla natura sommersa, soffocata della scrittura delle donne e al lungo apprendistato, sconnesso e lacunoso, della loro alfabetizzazione. Quindi, oltre alla fama, anche un’opera di scavo: durata come archeologia.
Libricini, questo è l’intento: una scrittura semplice e di breve durata che racconti non la trama – la sanno tutti! – non l’autore/autrice semmai l’atto di creazione, il dietro le quinte, la fortuna o sfortuna nel tempo, le vicende editoriali, i premi letterari, le invidie e le imitazioni, i tradimenti ma anche,dove fosse possibile, la storia dei lettori. Come i lettori fanno durare un libro.
L’azzardo si concretizza ora nei primi due titoli con la pretesa del pamphlet: non un saggio né una critica ma commenti, non un’analisi ma pareri, non parole su… ma parole tratte da… con il piglio del dialogo.
Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, dalla parte di Lei e Madame Bovary di Gustave Flaubert, dalla parte di Lui.
Nessuno ci ha imposto le scelte: sono libri famosi. Bovary è un Classico – dicono i critici letterari e Dario conferma. Lessico è soprattutto il Premio Strega del 1963 e le mille traduzioni e per molti anche l’unica opera, letta o non letta, che fa ricordare il nome di Ginzburg.
E sono due approcci completamente differenti: Bovary è la ricostruzione di un processo al personaggio, immorale e depravato, che coinvolse nell’imputazione anche l’autore, e, affianco, la storia di una scrittura durata cinque lunghi anni in un’attività febbrile che sembra davvero consapevole della fama futura o comunque alla sua disperata ricerca. Dario Pontuale è un critico letterario e quindi ha scavato nei testi a lui congeniali cercando nelle lettere di Flaubert alla donna amata, Louise, anche il senso di un’evocazione e personificazione letteraria. Ha scavato e montato commenti e giudizi dell’epoca ricostruendo tutta l’atmosfera dello studio di Flaubert e del mondo intellettuale e borghese di allora.
Lessico è tutto ciò che ruota intorno a un libro, non dentro: è ciò che un libro a volte provoca: l’incontro tra persone. Lo abbiamo composto in tre, tre donne di diversa età da tre punti di vista diversi, inseguendo il libro e ritrovandoci nella città che quel libro racconta attraverso una famiglia i cui attori sono personaggi che appartengono alla storia letteraria e politica dell’Italia. L’Italia antifascista, l’Italia torinese de La Stampa e di Einaudi.
Tre donne per un libro: anzi, tre donne che si incontrano in un libro: Rosalba Durante, Cecilia Martino e la sottoscritta. Motivazioni differenti che si ricompongono in un senso finale, in quel miracolo (catarsi?) che a volte un libro concede ai lettori che lo cercano: qualunque sia la distanza iniziale, foss’anche un rifiuto, c’è sempre la possibilità di un recupero. Di tornare indietro. Di rileggere e di rileggersi.
Per questo i libri salvano la vita.
Sono lì a ricordarci che non scorre né retta né dritta, e che tornare sui propri passi è un’occasione di libertà.
Il cuore della Collana intera: molti libri famosi non hanno mai avuto lettori veri, quelli che aprono i libri, provano a leggerli anche se magari poi li sospendono sfiniti o li leggono fino all’ultima riga solo per impossibilità etica all’abbandono; molti libri famosi sono imposti nelle scuole e aiutano infatti a non scoprire – se non molto tempo dopo e per strade traverse – il piacere della lettura; molti libri famosi fingiamo tutti di averli letti e non lo confessiamo perché siamo bugiardi.
Esistono anche casi in cui il personaggio o il titolo sono decisamente più sempreverdi dell’autore: chi ha scritto Robinson Crusoe? ma anche quanti di noi sanno quali altre opere abbia scritto Collodi oltre Pinocchio?
Come riporta il sito di Kogoi: una volta in una classe, un bambino delle elementari difese strenuamente contro tutti la sua convinzione profonda che a scrivere Pinocchio fosse stato Geppetto…
Librini così non hanno la pretesa del best seller quanto la presunzione, ben più alta, di essere un invito alla lettura dei libri di cui serbano memoria.
Sono le scatole da aprire per sentire il profumo delle pagine scritte altrove.
Sono il senso più bello – e dimenticato – del valore di una citazione che si traduce in un gesto diretto: vieni qui, ora…
Perché se le persone cambiano atteggiamento nei confronti dei libri forse in quell’occasione di rilettura, a distanza di tempo, o in quel leggerli semplicemente per la prima volta c’è tutta la speranza che leggere torni a far parte della nostra vita se non per cambiarla, almeno, accompagnandone più consapevolmente passi e stagioni.
Sito di Kogoi sulla Collana: http://www.kogoiedizioni.com/?page_id=532
Invito a leggere il parere dell’altra indagatrice di Lessico: http://ilmestieredeldare.blogspot.it/2013/11/libri-natalia-ginzburg-lessico.html
Alla Fiera più libri più liberi, Roma 5-8 dicembre 2013